Rivestimento gres e condensa interstiziale
Domanda
Mi trovo a dover rivestire con gres porcellanato pareti esterne monostrato di un edificio residenziale realizzate in blocchi POROTON® di spessore 35 cm. Il software di calcolo mi indica un problema di condensa interstiziale causato dalla presenza di questo rivestimento. In caso il problema si può risolvere con l’interposizione di una barriera al vapore all’interno o è necessario applicare un cappotto alla parete?
Risposta
Si conferma che la presenza di un rivestimento esterno in gres porcellanato, caratterizzato da una pressoché nulla permeabilità al vapore unita ad un’elevata conducibilità termica, può comportare il rischio di formazione di condensa interstiziale, che la verifica di Glaser evidenzia di solito all’interfaccia laterizio-rivestimento. Tale problema, che prescinde dal tipo di muratura, non può essere tuttavia risolto con l’applicazione di un rivestimento isolante esterno, ma potrebbe essere ridotto inserendo una barriera al vapore sul lato “caldo” della parete.
Si fa presente infatti che la verifica di Glaser per la valutazione del rischio di formazione di condensa interstiziale è impostata in maniera tale da risultare molto cautelativa e a favore di sicurezza: se la verifica svolta in relazione ad una determinata località non evidenzia alcun rischio di formazione di condensa, di certo il problema non si presenterà all’interno del componente edilizio reale; inoltre, non necessariamente una struttura edilizia potrebbe essere soggetta a tale fenomeno anche laddove il metodo di Glaser evidenziasse un’eventuale produzione di condensa, soprattutto se la quantità calcolata è limitata. In tali casi un eventuale metodo di calcolo di tipo dinamico, essendo meno cautelativo, darebbe probabilmente meno risalto alla problematica.
Ad ogni modo, secondo la UNI EN ISO 13788, la condensa interstiziale si può considerare ammissibile ove siano soddisfatte contemporaneamente le seguenti condizioni, definite dalla norma stessa:
- quantità di condensa inferiore a quella minima ammissibile (cfr. UNI EN ISO 13788, Appendice NA);
- evaporazione completa della condensa al termine di un ciclo annuale.
Quanto sopra, da considerarsi già di per sé cautelativo, oltre che ragionevole dal punto di vista progettuale, è stato avvalorato anche dalla FAQ n. 3.11 formulata dal MISE (terza serie, pubblicata nel dicembre 2018).